Il mondo delle professioni digitali ha assunto, negli ultimi anni, una centralità sempre maggiore. Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria e della scoperta dello smart working e del south working – possibilità di lavorare lontano dalle grandi città in luoghi di mare o di montagna caratterizzati da ritmi meno frenetici – tantissime persone stanno valutando la possibilità di cambiare vita, scegliendo di intraprendere professioni come il social media manager.
L’interesse per questo lavoro è altissimo. Tra la ricerca di informazioni su quale casino online paga di più e lo scroll del feed sui social, non mancano mai i momenti in cui ci si focalizza sui consigli per iniziare la sopra citata carriera. Vediamo, nelle prossime righe, qualche dritta in merito.
Il percorso di studi
Quale percorso di studi è meglio avere alle spalle se si punta a lavorare come social media manager? Non esistono regole stringenti in merito. Certo, avere una laurea può aiutare tantissimo, ma si può cominciare anche senza frequentando corsi di specializzazione proposti da liberi professionisti, agenzie, università.
In questo caso come in pochi, è fondamentale andare oltre al percorso di studi vero e proprio e considerare valori come la curiosità. Il social media manager, infatti, deve essere una vera e propria spugna. Deve interessarsi di psicologia per capire quali leve muovono una community, di marketing, di scrittura creativa.
I primi passi
Ok, l’iscrizione al corso è finalizzata e la frequenza è stata completata. Premettendo il fatto che, in fase di scelta del sopra citato percorso, è sempre bene evitare i formatori che millantano la possibilità di lavorare dalla spiaggia con il bicchiere di mojito in mano – le professioni digitali non sono la manna per chi vuole vivere di rendita – ricordiamo che, per compiere i primi passi nel mondo professionale, bisogna procedere con buonsenso.
Innanzitutto è opportuno iscriversi il prima possibile su LinkedIn, così da costruire un network di professionisti con cui collaborare. Un buon social media manager, infatti, non lavora da solo. Ha bisogno di essere coadiuvato da grafici, copywriter, esperti SEO (giusto per citare alcune delle professionalità che si possono chiamare in causa).
Se possibile, è il caso di mettere online quanto prima il proprio sito, che deve essere ottimizzato per i motori di ricerca, meglio se a livello locale. Sì, hai capito benissimo: cominciare dalle piccole attività della zona in cui si vive è la scelta migliore.
Anche la cura della propria presenza social rientra fra i primi passi imprescindibili. Come forse già sai, non bisogna puntare sulla quantità di follower, ma sulla costruzione di una community coesa che si deve nutrire di contenuti di qualità postati con regolarità. Quando si parla di social media management, il luogo comune del ciabattino con le scarpe rotte non vale. Il modo in cui vengono curati i profili social è indice di credibilità. Una pagina Facebook abbandonata perché ci si concentra sui clienti non è un buon biglietto da visita.
La capacità di dire no ai clienti
Quando si decide di intraprendere la professione di social media manager, bisogna fermarsi un attimo e capire se si ha la capacità di dire no ai clienti. In alcuni casi, è necessario. Giusto per fare un esempio, ricordiamo il caso di chi decide di aprire una pagina Facebook o un profilo Instagram con l’intenzione di vendere. I social non servono per quello ma prima di tutto per coltivare community. La vendita è un passaggio successivo. Spiegarlo ai propri potenziali clienti e sfatare eventuali falsi miti sulla presenza sulle piattaforme di networking è fondamentale.
Il nodo della formazione
Ricordiamo infine l’importanza della formazione. I social cambiano in continuazione – per rendersene conto, basta citare gli algoritmi di Facebook e di Instagram – ed è fondamentale essere sempre sul pezzo.