La malattia di Peyronie è una patologia che colpisce gli uomini in età adulta. La fascia maggiormente colpita è quella compresa tra i 50 e i 70 anni, nella quale oltre il 7% della popolazione maschile, soffre di questa malattia. Si manifesta con la formazione di tessuto fibroso-cicatriziale proprio in corrispondenza dei corpi cavernosi del pene. Le cause scatenanti sono molteplici e per lo più legate a traumi subito dal pene durante l’attività sessuale, oppure a seguito di incedenti stradali e infortuni sportivi.
La diagnosi è piuttosto facile, possibile anche da parte del paziente tramite un semplice esame obiettivo. L’osservazione dell’insorgere dei vari sintomi, è avvisaglia dell’insorgere della malattia. Inoltre basta una semplice palpazione per rendersi conto della formazione di una placca fibrotica-cicatriziale all’interno del pene. Accertata la malattia, l’urologo può chiedere ulteriori esami, come ad esempio un’ecografia, per individuare con esattezza la posizione della placca. La patologia può essere affrontata con diversi trattamenti ed interventi. Spetta comunque ad un bravo urologo/andrologo, come ad esempio il Dottor Andrea Cocci www.andreacocci.com, individuare la strada giusta da intraprendere per risolvere definitivamente la problematica.
Malattia di Peyronie: induratio penis plastica (IPP)
La malattia di la Peyronie è chiamata anche come induratio penis plastica (in acronimo IPP) e si tratta di un’anomalia anatomica del pene. In questa malattia si forma del tessuto fibrotico-cicatriziale all’interno dei corpi cavernosi del pene.
L’aggregarsi di questo tessuto fibrotico, porta, piano piano, alla progressiva costituzione di una vera e propria placca che compromette la naturale elasticità dell’involucro esterno del pene, chiamato tunica albuginea. La placca esercita una certa pressione sui corpi cavernosi del membro impedendo al sangue di fluire al loro interno in modo naturale e scorrevole. Di conseguenza il pene non riesce ad avere o mantenere l’erezione.
La malattia di Peyronie può manifestarsi progressivamente, oppure essere piuttosto immediata. Molto spesso porta allo sviluppo della patologia del pene curvo, malattia nella quale l’inclinazione del pene è molto accentuata, dolorosa e verso qualunque direzione (alto, basso, destra e sinistra).
Le cause
Sono molteplici, anche se la ricerca ha trovato una stretta correlazione tra eventuali traumi subiti dal pene e la malattia stessa. L’origine traumatica può derivare da eventi traumatici durante l’atto sessuale, oppure dovuti ad incidenti stradali, sportivi, fortuiti, o verificatisi sul posto di lavoro. Oltre alla componente traumatica, è stata verificata anche una certa influenza da parte di altri fattori:
- ereditarietà
- alcune malattie del tessuto connettivo (chi si trova ad affrontare il morbo di Dupuytren potrebbe arrivare ad esempio ad incorrere nella malattia di la Peyronie)
- età avanzata
- fumo di sigaretta (ancora ipotesi)
- problemi alla prostata (ancora ipotesi)
Malattia di Peyronie: trattamenti farmacologici
La malattia di Peyronie può essere affrontata farmacologicamente, oppure chirurgicamente. Quando la curvatura del pene è lieve e l’inclinazione è moderata si può provare a ricorrere alle cure farmacologiche. Questi trattamenti prevedono l’iniezione nel pene di uno dei seguenti farmaci:
- Verapamil – farmaco calcio-antagonistache contribuisce ad impedire la calcificazione della placca e favorisce la disgregazione del collagene già depositato
- Interferone – proteina prodotta dal sistema immunitario durante alcune infezioni virali. È un ottimo inibitore della proliferazione fibroblastica e della produzione di collagene.
- Collagenasi di Clostridium histolyticum – la collagenesi è un enzima prodotto dal batterio clostridium hystolyticum. Questo prodotto è in grado di disgregare e distruggere il tessuto fibroso-cicatriziale che si forma nei corpi cavernosi del pene. Ad oggi è l’unico farmaco con precisa indicazione per il trattamento del pene curvo e della malattia di Peyronie.
Interventi chirurgici
Quando la curvatura del pene è eccessiva, si può ricorrere all’approccio chirurgico. Esistono diverse tecniche:
- intervento di Nesbit
- triplo intervento di incisione-excisione-trapianto
- impianto di una protesi peniena
Intervento di Nesbit
Pratica invasiva che spesso porta a sostanziali diminuzioni della lunghezza del pene. In questo intervento è praticata un’incisione circolare sotto il prepuzio. Scoperti i corpi cavernosi e il relativo ammasso fibroso-cicatriziale, è asportata una losanga di albuginea dal lato del pene che risulta essere più lungo. In questo modo entrambi i lati del pene tornano ad avere la stessa lunghezza e il membro è raddrizzato.
Triplo intervento di incisione-excisione-trapianto
Altro intervento chirurgico piuttosto invasivo. Questa volta l’incisione è praticata all’altezza della placca che viene rimossa. Successivamente è apposta una “patch”, cioè una sorta di toppa che serve a restituire nuovamente elasticità al pene.
Impianto di una protesi peniena
Rispetto alle due precedenti, è una pratica molto meno invasiva e, di conseguenza, molto più richiesta e praticata. Esistono due diversi tipi di protesi peniena:
- semirigidi gonfiabili
- gonfiabili
Le prime lasciamo il pene sempre in posizione semirigida, ma comunque facilmente mascherabile. Durante l’intervento il pene è raddrizzato e successivamente la protesi aiuta il membro in fase di erezione.
Invece le protesi peniene gonfiabili prevedono l’impianto di:
- elementi tubolari all’interno dei corpi cavernosi del pene
- un’apposita pompa
- un serbatoio contenente uno specifico liquido.
La pompa serve a richiamare un liquido che, fluendo all’interno delle sezioni tubolari inserite nei corpi cavernosi del pene, lo aiutano a sollevarsi in posizione eretta. In questo modo l’erezione può avvenire in modo quasi naturale e può essere mantenuta fino alla fine del rapporto sessuale.